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Contatta il PeritoUna conversazione su WhatsApp. Una minaccia, un'ammissione, la prova di uno stalking o di un accordo commerciale. Poi, d'un tratto, quel messaggio viene "cancellato per tutti". Sembra che la prova sia svanita per sempre. Ma è davvero così?
Benvenuti in una delle sfide più comuni della moderna informatica forense. Come perito forense, una delle domande che mi viene posta più di frequente è: "È possibile recuperare chat WhatsApp cancellate con valore legale?"
La risposta breve è: sì, spesso è possibile. Ma la parte più importante di quella domanda non è "recuperare", è "con valore legale". Un conto è recuperare un messaggio, un altro è trasformarlo in una prova inattaccabile in un'aula di tribunale.
Questo articolo è una guida completa che spiega come funziona il recupero forense, perché uno screenshot non ha quasi mai valore legale e quale procedura rigorosa (basata su standard internazionali) deve essere seguita per garantire che le vostre chat recuperate diventino prove decisive.
Per capire come recuperiamo i dati, dovete prima capire come uno smartphone li "cancella". Quando eliminate una chat, un messaggio o una foto, il telefono (sia Android che iPhone) non va fisicamente a distruggere quel dato immediatamente.
Per efficienza, il sistema operativo si limita a fare due cose:
Il dato originale (il messaggio, la foto) rimane fisicamente sulla memoria finché il sistema non ha bisogno di quello spazio per salvare un nuovo dato (es. una nuova foto che scattate). Questo processo di "sovrascrittura" è il nostro vero nemico. Il recupero forense, attraverso una tecnica chiamata "data carving", va a cercare i dati in quello spazio "non allocato" ma non ancora sovrascritto.
Cosa significa questo per voi? Che il tempo è il fattore più critico. Se sospettate che ci siano prove cancellate sul vostro telefono, la prima cosa da fare è smettere di usarlo e metterlo in modalità aereo per evitare che nuovi dati (aggiornamenti, notifiche) sovrascrivano le prove.
La prima reazione di chi riceve una minaccia via WhatsApp è fare uno screenshot. È comprensibile, ma legalmente è una mossa molto debole, se non inutile.
Uno screenshot è, per sua natura, un'immagine statica, modificabile e priva di contesto. In un tribunale, la controparte lo contesterà con domande semplicissime:
Uno screenshot non prova nulla. Una perizia informatica forense, invece, estrae il dato dalla sua fonte originale, completo di tutti i metadati (numeri di telefono, data e ora a livello di server, ID del messaggio) che collegano in modo inequivocabile quel messaggio a quel mittente in quel preciso istante.
Qui entriamo nel cuore del "valore legale". Per far sì che un giudice accetti una chat come prova, non possiamo semplicemente "copiare" i file. Dobbiamo seguire una procedura rigorosa che garantisca che il dato non sia stato in alcun modo alterato durante l'analisi.
Questa procedura è definita da standard internazionali, il più importante dei quali è l'ISO/IEC 27037:2012. Questa norma stabilisce le "Linee guida per l'identificazione, la raccolta, l'acquisizione e la preservazione delle evidenze digitali".
Seguire questo standard significa attuare tre passaggi fondamentali:
Non si lavora mai sul telefono originale ("reperto"). Utilizzando un write-blocker (un dispositivo hardware che impedisce qualsiasi scrittura) si crea un'immagine forense: una copia esatta, bit per bit, dell'intera memoria del telefono. Questo garantisce che l'originale rimanga intatto e incontaminato.
Sia sull'originale che sulla copia viene eseguita una funzione matematica chiamata hash (es. SHA-256). Questa funzione produce una stringa alfanumerica unica (un'impronta digitale). Se le due impronte combaciano, abbiamo la certezza matematica che la copia è identica all'originale. Questo processo viene documentato in un registro chiamato "catena di custodia" (Chain of Custody), che traccia ogni passaggio del reperto.
Tutta l'analisi per il recupero dei dati avviene *esclusivamente* sulla copia forense, utilizzando software specializzati (come Cellebrite, Oxygen Forensics, Magnet AXIOM) che possono leggere i database di WhatsApp, analizzare lo spazio non allocato ed estrarre i dati cancellati.
Solo seguendo questa procedura, la prova digitale diventa "forensicamente valida" e può essere presentata in un procedimento legale con la certezza che sia autentica, integra e non ripudiabile.
Una perizia informatica su chat WhatsApp è spesso l'ago della bilancia in molti procedimenti legali:
No, non è garantito al 100%. Il successo dipende da un solo fattore: la sovrascrittura. Più si utilizza il telefono dopo la cancellazione, più è probabile che nuovi dati abbiano sovrascritto le vecchie chat. La velocità è tutto.
Dipende. Se il telefono è bloccato da un PIN che non conoscete, le moderne crittografie rendono l'accesso molto difficile, ma non impossibile. Se il telefono è rotto (es. schermo non funzionante) ma la scheda madre è intatta, possiamo quasi sempre acquisire i dati. Se la scheda madre è distrutta, si può tentare una procedura chiamata "chip-off" (dissaldando il chip di memoria), ma è complessa e invasiva.
La crittografia end-to-end di WhatsApp protegge i messaggi *durante il transito* (da telefono a telefono). Ma una volta che il messaggio arriva sul vostro dispositivo, viene decrittato e salvato nel database locale (msgstore.db). È proprio su quel database (che acquisiamo forensicamente) che noi lavoriamo per estrarre le chat, sia quelle attive che quelle cancellate.
Tornando alla domanda iniziale: "Recuperare chat WhatsApp cancellate con valore legale" è un'operazione tecnica complessa che non ha nulla a che fare con le app "magiche" che si trovano online.
Tentare un recupero "fai-da-te" non solo è quasi sempre inutile, ma rischia di sovrascrivere e distruggere per sempre le prove che state cercando, invalidando qualsiasi futura azione legale. Se siete in una situazione in cui una chat cancellata è l'unica prova che avete, non commettete questo errore.
Affidarsi a un perito forense che segue gli standard internazionali (come l'ISO 27037) è l'unico modo per garantire che quei dati digitali, apparentemente persi, possano essere trasformati in una prova solida e decisiva.
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