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Contatta il PeritoLa sensazione che qualcuno sia entrato nel proprio computer senza autorizzazione è una delle violazioni più profonde della privacy moderna. Il sospetto che i propri file, le proprie email o le proprie foto siano state lette, copiate o alterate da un ex partner, un collega o uno sconosciuto è destabilizzante. Questo atto non è solo un tradimento della fiducia: è un reato.
Molti utenti cercano online "come capire se il mio PC è spiato" o "tracce di accesso non autorizzato", ma spesso i tentativi "fai-da-te" finiscono per peggiorare la situazione, distruggendo le prove. L'unico modo per ottenere una risposta certa e trovare prove valide per un'eventuale azione legale è attraverso un'analisi informatica forense.
In qualità di periti forensi, il nostro lavoro è scoprire la verità nascosta nei log e nei file. Questo articolo spiega come si raccolgono legalmente le prove di un accesso abusivo a un PC.
Prima di tutto, definiamo il contesto legale. In Italia, l'atto di entrare nel computer di un'altra persona senza permesso è un reato penale disciplinato dall'Art. 615-ter del Codice Penale, intitolato "Accesso abusivo a un sistema informatico o telematico".
La legge punisce chiunque:
Questo significa che non solo l'intrusione iniziale è un reato, ma lo è anche il semplice fatto di "rimanere a guardare" dopo esservi entrati legalmente (ad esempio, un collega che approfitta della vostra pausa caffè per sbirciare nel vostro PC lasciato sbloccato).
Per poter sporgere una denuncia (querela) efficace, non basta un sospetto. Servono prove digitali.
Sebbene solo un'analisi forense possa dare la certezza, esistono alcuni segnali d'allarme comuni che possono indicare un accesso non autorizzato o la presenza di un software spia (spyware, keylogger, trojan):
Questa è la parte più importante dell'articolo. Se avete anche solo il minimo sospetto, l'istinto vi dirà di "andare a vedere". Accenderete il PC, cercherete i file sospetti, aprirete la cronologia, eseguirete una scansione antivirus.
NON FATELO.
Ogni singola azione che compite su quel PC distrugge le prove digitali. Questo processo si chiama contaminazione della prova.
Perché? Il semplice avvio di Windows e l'apertura di un file alterano irrimediabilmente i metadati (come la data di "ultimo accesso", la data di "modifica", ecc.). Un bravo avvocato di controparte, in un'eventuale causa, chiederà: "Come possiamo essere sicuri che queste tracce non le abbia create lei stesso, il proprietario, *dopo* il presunto accesso, mentre 'cercava' le prove?".
Avviare il PC, installare un antivirus o "pulitori" di sistema (come CCleaner) può sovrascrivere lo spazio su disco dove si trovano i file cancellati (ma ancora recuperabili) lasciati dall'intruso. L'unica azione corretta da fare è:
Un'analisi forense non è una semplice "occhiata" al computer. È un processo scientifico e rigoroso che garantisce l'integrità dei dati e la validità legale delle scoperte.
Non lavoriamo mai sul computer originale (il "reperto"). Per prima cosa, dobbiamo creare una copia perfetta. Per farlo, seguiamo un protocollo internazionale rigoroso: lo standard ISO/IEC 27037:2012, che definisce le linee guida per l'identificazione, la raccolta, l'acquisizione e la preservazione delle evidenze digitali.
Utilizziamo un write-blocker, un dispositivo hardware che ci permette di leggere i dati dall'hard disk del vostro PC senza scrivere (e quindi alterare) nemmeno un singolo bit. Creiamo così un'immagine forense (una copia bit-per-bit) del disco.
Per garantire che la copia sia identica all'originale, calcoliamo un'impronta digitale unica (un valore hash, es. SHA-256) per entrambi. Se i due valori hash combaciano, abbiamo la certezza matematica che la nostra copia è perfetta e l'originale è rimasto intatto. Tutta l'analisi si svolgerà *solo* sulla copia.
Una volta al sicuro nel nostro laboratorio, analizziamo l'immagine forense con software specializzati. Non cerchiamo solo i file visibili, ma andiamo molto più in profondità:
Immaginiamo uno scenario: un ex-coniuge è entrato in casa e ha installato uno spyware sul vostro PC.
Una nostra analisi forense può produrre le seguenti prove:
Se sospettate un accesso abusivo, non vivete nell'ansia e nel dubbio. Un'analisi "fai-da-te" vi darà solo risposte parziali e vi impedirà di usare quelle scoperte in un contesto legale. L'unica strada è affidarsi a un professionista.
Una perizia informatica forense, condotta nel rispetto degli standard internazionali come l'ISO 27037, è l'unico strumento che può trasformare un sospetto in prove concrete e legalmente valide, necessarie per sporgere una denuncia, supportare un'azione legale (civile o penale) e, soprattutto, ripristinare la vostra sicurezza e la vostra privacy.
Non aspettare che sia troppo tardi. Contatta il nostro studio per una consulenza preliminare riservata e gratuita. Analizzeremo il tuo caso e ti forniremo la soluzione migliore per proteggere la tua privacy e i tuoi diritti.
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