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Contatta il PeritoViviamo in un'era in cui ogni nostra azione lascia una traccia digitale. Messaggi, email, file cancellati, cronologie di navigazione e posizioni GPS sono tutti dati che risiedono sui nostri dispositivi. Ma cosa succede quando queste tracce digitali diventano l'elemento centrale di una controversia legale, di un licenziamento o di una denuncia?
In questi casi, non è sufficiente "guardare" dentro un computer o un telefono. È necessaria una perizia informatica (o perizia informatica forense): un'analisi tecnica rigorosa, scientifica e metodologica, condotta da un perito specializzato. Il suo scopo non è solo trovare i dati, ma farlo in modo tale che la prova sia inattaccabile e ammissibile in un contesto legale.
Questo articolo è una guida completa per capire cos'è realmente una perizia informatica, come funziona il processo passo dopo passo (secondo gli standard internazionali) e quali sono i fattori che ne determinano il costo.
Una perizia informatica è un'indagine tecnica che mira a identificare, acquisire, analizzare e presentare prove digitali (digital evidence) contenute in qualsiasi tipo di dispositivo elettronico (PC, smartphone, server, hard disk, chiavette USB, ecc.).
La parola chiave è "forense". Questo termine distingue una semplice consulenza informatica da un'analisi con valore legale. Un'analisi forense segue un protocollo rigido per garantire che la prova digitale sia:
In sintesi, una perizia informatica trasforma un "sospetto" digitale (es. "penso che mi abbia inviato un'email minatoria") in una "prova" certa ("ecco l'email, con questi metadati, acquisita da questo dispositivo in questa data, in modo integro").
Le perizie informatiche sono decisive in un numero crescente di scenari legali, sia civili che penali, e in ambito aziendale.
Un'indagine forense è un processo metodico. La prima regola assoluta è: mai e poi mai lavorare direttamente sul dispositivo originale ("reperto"). Accendere il PC o sbloccare il telefono della persona indagata per "dare un'occhiata" è l'errore più grave: altera i metadati, contamina le prove e invalida l'intera analisi.
Il processo professionale segue fasi rigorose, definite da standard internazionali come l'ISO/IEC 27037:2012, che stabilisce le linee guida per l'acquisizione e la preservazione delle prove digitali.
Il perito identifica i dispositivi rilevanti (PC, smartphone, server) e li "congela" nel loro stato. Per un telefono, questo significa isolarlo in una Faraday Bag (che blocca tutti i segnali di rete) per impedire la cancellazione remota dei dati. Per un PC, significa non avviarlo normalmente.
Questa è la fase più critica. Si crea un clone perfetto del dispositivo originale. Per farlo, si utilizza un write-blocker, un dispositivo hardware che consente di leggere i dati dal disco originale impedendo fisicamente qualsiasi operazione di scrittura.
Si crea così un'immagine forense (o copia bit-stream), un file unico che è la copia identica, bit per bit, dell'intera memoria (inclusi gli spazi vuoti e i file cancellati).
Come proviamo che la copia è identica? Si calcola un'impronta digitale unica (un valore hash, es. SHA-256) sia del disco originale sia dell'immagine forense. Se le due lunghe stringhe alfanumeriche combaciano perfettamente, abbiamo la certezza matematica che la copia è integra e non alterata.
Tutto questo processo viene meticolosamente documentato in un registro chiamato Catena di Custodia (Chain of Custody), che traccia chi ha maneggiato il reperto, quando e come.
Solo ora inizia l'indagine vera e propria, che avviene esclusivamente sulla copia forense. L'originale viene sigillato e conservato. Utilizzando software forensi specializzati, il perito analizza la copia per:
L'output finale è la relazione tecnica. Questo è il documento che ha valore legale. Non è una semplice opinione, ma un elaborato dettagliato che espone la metodologia usata (il rispetto dell'ISO 27037, l'hash), le analisi svolte e, infine, le conclusioni tecniche che rispondono ai quesiti posti (es. "Sì, il file è stato copiato sulla chiavetta USB X in data Y").
Questa è una delle domande più comuni, e la risposta onesta è: dipende. Non esiste un tariffario fisso, poiché ogni caso è unico. Diffidate da chi offre "perizie" a prezzi stracciati: un'analisi forense richiede software che costano migliaia di euro, hardware specifico e ore di lavoro altamente specializzato.
I fattori che determinano il costo di una perizia informatica includono:
Un preventivo serio può essere fatto solo dopo aver compreso la natura del problema e i dispositivi coinvolti.
L'acquisizione (Fase 2) è relativamente rapida e può richiedere poche ore. L'analisi (Fase 4) è la parte più lunga e può richiedere da diversi giorni a diverse settimane, a seconda della complessità e della quantità di dati da esaminare.
Perché un tecnico informatico, per quanto bravo, non è un perito forense. Quasi certamente contaminerà le prove (semplicemente accendendo il PC), rendendole inutilizzabili in un processo. La sua analisi non seguirà un protocollo con valore legale e non sarà accompagnata da una catena di custodia. In tribunale, la sua "scoperta" verrebbe facilmente smontata da un avvocato.
Il valore legale di una perizia non deriva da un timbro, ma dalla robustezza della metodologia con cui è stata redatta. Dimostrare di aver seguito gli standard internazionali (come l'ISO 27037), di aver mantenuto l'integrità del dato (l'hash) e di aver documentato ogni passaggio (Catena di Custodia) rende la perizia una prova scientifica, oggettiva e verificabile, e quindi difendibile davanti a un giudice.
Una perizia informatica non è un costo, ma un investimento per la tutela dei propri diritti. È l'unico modo per trasformare il rumore digitale in prove concrete, per dare un fondamento solido a una denuncia o per difendersi da un'accusa ingiusta.
Affidarsi a un perito forense qualificato significa garantire che la verità, nascosta nei bit e nei byte di un dispositivo, possa emergere in modo scientifico e incontestabile.
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